Per disforia si intende quella condizione opposta all’euforia, contraddistinta da forti tensioni, umore nero, sentimenti spiacevoli. Nei casi peggiori può portare perfino alla depressione.

L’affetto disforico indicherebbe una sorta di resistenza del soggetto all’invasione di una vera e proprio tristezza.

Disforia: quali sono i suoi sintomi più ricorrenti?

I tipici sintomi della disforia sono frustrazione, nervosismo, tristezza e pessimismo. Chiunque, almeno in una delle tante fasi della vita, può attraversare momenti difficili, anche per periodi più o meno lunghi. Esempio calzante al riguarda è quello della depressione stagionale. Tuttavia, non basta un solo sintomo per poter asserire che si è in presenza di una patologia.

Affinché si possa parlare di disforia, occorre quanto meno che si registrino più sintomi in contemporanea e per un determinato lasso di tempo.

Agitazione psicomotoria, disperazione, pianto improvviso, sfiducia, insoddisfazione, irritabilità, pensieri negativi collegati perfino al suicidio e alla morte, aggressività incontrollata e improvvisa, manie persecutorie, stato confusionale, incapacità di prendere le decisioni, affaticamento, spossatezza, mancanza di appetito sono pertanto sintomi che non vanno mai sottovalutati.

Le cause più comuni della disforia

In relazione alle cause più ricorrenti per ciò che concerne la disforia, alla base vi possono essere sia una predisposizione genetica sia fattori di natura sociale, culturale e anche economica che danno origine a forti picchi di stress.

Non va dimenticato che l’abuso di farmaci e di bevande alcoliche, la menopausa, l’epilessia, l’anoressia, la bulimia, il disturbo da stress post traumatico, meglio noto come DPTS, l’insonnia, i problemi che hanno a che fare con la personalità finiscono inevitabilmente per incidere sullo stato disforico.

Disturbo disforico: le due tipologie più comuni

Il disturbo disforico può essere suddiviso in due tipologie:

  • disturbo disforico premestruale: i tratti distintivi in questo caso sono umore labile, sintomi d’ansia, irritabilità. Sono atteggiamenti che si verificano a ripetizione nel corso della fase che antecedono le mestruazioni.

Le ragioni di fondo vanno ricondotte in termini di sintomi a ansia, scarsa concentrazione, carenza evidente di energie, labilità affettiva, scarso interesse nelle attività per cui in genere si dovrebbe avere passione (passatempi, tempo libero, lavoro), insonnia, indolenzimento muscolare, incremento di peso, gonfiori addominali);

  • disforia di genere: incongruenza tra il genere esperito e quello assegnato. I casi di disforia di genere possono verificarsi in qualsiasi fascia di età. Se nei bambini, si evince una certa insistenza nell’appartenenza al genere opposto, con un’inclinazione al travestimento e ai ruoli di fantasia. Nel caso degli adolescenti e degli adulti si registra una convinzione di essere in possesso delle reazioni tipiche del genere opposto e il desiderio di rinunciare alle proprie caratteristiche sessuali.

La condizione in questione può incidere negativamente sul proprio ambito sociale, sul contesto lavorativo, oltre che in svariate aree.

Cura della disforia: l’approccio clinico e psicologico

Vi sono svariati percorsi terapeutici che consentono di curare la disforia. Il punto di partenza è che cambiano in rapporto alla natura e all’entità del disturbo.

Il punto di partenza consiste nel sottoporsi ad accertamenti clinici che coinvolgono sia il piano fisico sia quello psicologico. In relazione a quest’ultimo aspetto, viene eseguita una diagnosi tramite un percorso valutativo, volto a evidenziare qual è la struttura della personalità del soggetto.

Ovviamente, si tiene conto delle problematiche dell’individuo e del modo con cui è possibile realizzare un intervento terapeutico di successo. Un’altra opzione, di natura dinamica-analitica, pone l’attenzione sulle cause effettive.

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A prescindere dall’approccio adottato e dal percorso intrapreso, è fondamentale che il diretto interessato trovi una persona con cui possa confidarsi, sentendosi a suo agio. Il professionista, adottando un approccio personale, deve essere valutato degno di fiducia.

Con il sostegno del terapeuta, infine, si può anche optare per un percorso farmacologico.