Vi è mai successo di assistere a delle discussioni online, anche molto accese, o di vedere qualcuno postare un commento offensivo su di un altro utente? Questo fenomeno si chiama flaming: una lunga sequenza di messaggi minacciosi e offensivi scambiati, e spesso subiti, a mezzo internet.
Cosa tratteremo
Cos’è il Flaming?
Flaming è un termine di origine inglese che deriva dalla parola “flame”, che in italiano significa “fiamma”. Nel flaming un utente può attaccare o criticare quello che ha pubblicato un altro utente, inviare un post offensivo o un messaggio volutamente provocatorio e ostile.
Chi commenta o invia messaggi di questo tipo viene chiamato “flamer” e ciò che lo spinge a mettere in atto questa tecnica è la voglia di offendere la vittima.
Spesso poi questo processo è innescato con l’intento di indispettire chi legge o di scatenare il riso degli utenti: di solito, infatti, al flamer se ne uniscono degli altri, trasformando il tutto in un vero e proprio attacco di gruppo.
Nel flaming molto interessante è la dinamica che s’instaura tra l’utente attaccato e il flamer. Dal momento che questo genere di aggressione psicologica è uno dei tanti aspetti del cyberbullismo, si potrebbe credere che chi lo riceve lo subisca e basta, questo perché probabilmente pensiamo al bullo come al più forte e alla vittima come a una persona senza potere e passiva. Tuttavia, ciò che avviene di solito nel flaming, il più delle volte si discosta da questo tipo di situazione.
Spesso, infatti, chi viene colpito non si limita a subire le offese ma tende a difendersi con la stessa modalità.
Così facendo, si cominciano delle lunghe invettive tra gli utenti, caratterizzate da messaggi molto volgari e offensivi.
Flaming: cos’ha di diverso rispetto alle discussioni reali?
La risposta a questo quesito è semplice: sono assenti tutti gli aspetti tipici della comunicazione non verbale e, in particolare, manca l’interazione fisica tra le parti.
A tal riguardo, è stato provato come sia proprio questo punto ad animare il flaming: l’assenza di un’interazione fisica determina una disinibizione tale da spingere gli utenti a esagerare con reazioni e commenti offensivi.
Si discute tanto dell’impatto che le parole possono avere sul web soltanto quando ne arriva a parlare la cronaca, eppure l’hate speech è una pratica molto più diffusa di quanto si possa pensare.
L’insulto imperversa online e sul web si trovano persino dei veri e propri decaloghi per meglio ferire.
La Netiquette: il decalogo per affrontare il Flaming
- Virtuale è reale: bisogna dire e scrivere sul web solo cose che si ha il coraggio di dire anche nel mondo reale;
- Si è ciò che si vuol comunicare: le parole che si scelgono di scrivere o pronunciare definiscono chi si è;
- Le parole danno forma al pensiero: è bene prendersi tutto il tempo di cui si ha bisogno per esprimere al meglio ciò che si pensa;
- Prima di parlare è importante saper ascoltare: nessuno ha sempre e comunque ragione, proprio per tale motivo bisogna saper ascoltare con obiettività e apertura;
- Le parole sono come un ponte: vanno utilizzate per farsi comprendere e avvicinarsi agli altri;
- Le parole, anche quelle che sembrano piccole e di poco conto, hanno sempre delle conseguenze e bisogna saperle dosare con intelligenza e sensibilità;
- Condividere un post è una responsabilità: testi e immagini vanno inoltrati e resi pubblici solo valutati e compresi con attenzione;
- Le idee sono infinite e sono nate per essere discusse ma con rispetto: non bisogna trasformare chi sostiene opinioni diverse in un nemico;
- Le offese non sono degli argomenti: l’aggressività e gli insulti non vanno mai diffusi o accettati, nemmeno a favore della propria tesi;
- Anche il silenzio può dire tante cose: spesso la scelta migliore contro il flamer è di tacere per spegnere sul nascere qualunque tipo di conversazione sgradita.
In conclusione, per combattere queste manifestazioni di violenza che dilagano online, certe principi sono essenziali ma a volte non sono sufficienti. È importante innescare un’educazione, fondata sull’empatia e sul rispetto dell’altro, che riesca a mantenere la giusta proporzione tra il sentirsi liberi ed esprimere la propria opinione.