La sindrome del dolore miofasciale temporomandibolare è una condizione piuttosto comune, spesso sottovalutata, che può incidere in modo significativo sulla qualità della vita. Colpisce principalmente i muscoli masticatori e l’articolazione temporo-mandibolare (ATM), provocando dolore, rigidità e difficoltà nei movimenti della mandibola.

Questa sindrome rientra nei cosiddetti disturbi temporo-mandibolari (DTM) e può manifestarsi in diverse forme, da un lieve fastidio quotidiano a un dolore persistente che compromette la masticazione e la comunicazione.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i DTM rappresentano una delle condizioni muscolo-scheletriche più diffuse nella popolazione adulta, in particolare tra i 20 e i 50 anni, con una maggiore incidenza nelle donne.

Che cos’è la sindrome del dolore miofasciale temporomandibolare

La sindrome del dolore miofasciale è una forma specifica di disfunzione muscolare che interessa i muscoli responsabili dei movimenti della mandibola. A differenza dei disturbi articolari, qui il dolore non nasce direttamente dall’articolazione, ma dai tessuti muscolari che la circondano.

Questa condizione è caratterizzata dalla presenza di “punti trigger” miofasciali, ovvero zone ipersensibili all’interno di muscoli come il massetere o il temporale, che possono generare dolore localizzato o irradiato verso orecchie, tempie, collo o mascella.

Chi ne soffre spesso riferisce una sensazione di tensione costante, dolori muscolari al risveglio, difficoltà ad aprire completamente la bocca o rumori articolari durante i movimenti mandibolari.

Cause principali della disfunzione

Le cause della sindrome del dolore miofasciale sono spesso multifattoriali e comprendono sia aspetti fisici che psicologici. Tra le più comuni troviamo fattori meccanici, come posture scorrette e squilibri occlusali, e fattori emotivi, come lo stress cronico che porta al serramento o al digrignamento dei denti.

Una postura sbagliata mantenuta per lunghi periodi, ad esempio lavorando al computer con la testa in avanti, può causare tensioni muscolari che si riflettono anche sull’ATM. Allo stesso modo, comportamenti quotidiani come masticare sempre da un solo lato o dormire in posizioni scorrette possono contribuire allo sviluppo del disturbo.

Lo stress psico-emotivo è un altro elemento determinante. In molti casi, le persone reagiscono alla tensione accumulata con comportamenti involontari come il bruxismo notturno o il serramento mandibolare diurno, sovraccaricando i muscoli coinvolti nella masticazione. Secondo un recente studio pubblicato su PubMed, esiste una forte correlazione tra alti livelli di ansia e l’insorgenza di dolore miofasciale.

Sintomi più comuni

I sintomi possono variare da soggetto a soggetto, ma il dolore muscolare è quasi sempre presente. Si manifesta principalmente nella zona delle guance, delle tempie o vicino all’orecchio, e tende ad aumentare durante la masticazione o in situazioni di stress.

Non è raro sperimentare una limitazione nei movimenti mandibolari, come difficoltà ad aprire la bocca, sbadigliare o masticare alimenti duri. Alcuni pazienti riferiscono sensazioni di blocco, scatto o rigidità articolare, spesso senza alterazioni visibili alla struttura dell’articolazione stessa.

Possono inoltre comparire sintomi secondari come mal di testa tensivo, dolori cervicali, affaticamento muscolare al risveglio e, in alcuni casi, sensazione di orecchie ovattate o lievi acufeni.

Diagnosi della sindrome

La diagnosi viene formulata attraverso una valutazione clinica accurata, condotta da un dentista esperto in disfunzioni dell’ATM o da uno specialista in gnatologia. Durante la visita, il professionista verifica la presenza di dolore alla palpazione, la funzionalità della mandibola e l’esistenza di punti trigger attivi.

Vengono inoltre considerati fattori come la storia clinica del paziente, le abitudini quotidiane, la presenza di stress o disturbi del sonno. Solo in casi selezionati possono essere richiesti esami diagnostici come la risonanza magnetica o l’elettromiografia, per escludere alterazioni articolari o neurologiche.

Trattamento e gestione del dolore

Il trattamento è prevalentemente conservativo e ha l’obiettivo di alleviare il dolore, rilassare la muscolatura e migliorare la funzione mandibolare.

Inizialmente, l’approccio è educativo: spiegare al paziente l’origine del disturbo aiuta a ridurre l’ansia e a modificare le abitudini scorrette. Spesso si affiancano tecniche di rilassamento, come il training autogeno o la mindfulness, per agire anche sulla componente emotiva.

La fisioterapia mandibolare è una delle strategie più efficaci. Include esercizi di stretching, massaggi miofasciali e tecniche di mobilizzazione per decontrarre i muscoli e recuperare l’ampiezza dei movimenti.

Quando necessario, possono essere prescritti farmaci come antinfiammatori, miorilassanti o, in alcuni casi, ansiolitici, soprattutto nei pazienti con un forte componente psicosomatica. Questi trattamenti vanno sempre valutati attentamente dal medico curante.

L’uso di uno splint notturno (bite) può essere indicato nei casi di bruxismo. Si tratta di un dispositivo personalizzato che riduce il carico sui muscoli durante il sonno e aiuta a rilassare la mandibola. Gli interventi chirurgici, invece, non sono indicati per questa sindrome, salvo casi molto specifici legati ad altre patologie dell’ATM.

Prevenzione e consigli utili

La prevenzione si basa su abitudini corrette e stili di vita consapevoli. Evitare cibi duri, gomme da masticare e comportamenti come il mordicchiamento di penne o unghie può ridurre il carico sui muscoli masticatori. È utile alternare i lati durante la masticazione e correggere eventuali posture scorrette sul lavoro o a letto.

Anche il controllo dello stress gioca un ruolo chiave. Tecniche di rilassamento, una buona qualità del sonno e l’attività fisica regolare possono contribuire a mantenere l’equilibrio muscolare e a prevenire le recidive.

Nei casi in cui lo stress o l’ansia risultino determinanti, può essere utile valutare il supporto di uno psicologo o intraprendere un percorso terapeutico mirato.

Quando rivolgersi a uno specialista

È consigliabile rivolgersi a uno specialista in caso di dolore mandibolare persistente, difficoltà ad aprire o chiudere la bocca, sintomi che interferiscono con il sonno o la masticazione, oppure se si sospetta bruxismo. Un trattamento precoce e personalizzato può ridurre notevolmente i tempi di recupero e migliorare la qualità della vita.