La ferritina è la proteina che il corpo utilizza per immagazzinare il ferro, una riserva essenziale per sostenere diverse funzioni fisiologiche. Le quantità maggiori si trovano nel fegato, nella milza, nel midollo osseo e nei muscoli scheletrici, dove agisce come indicatore della disponibilità reale di ferro.

Il ferro è coinvolto nella sintesi dell’emoglobina, la proteina che consente ai globuli rossi di trasportare ossigeno verso organi e tessuti. Ogni giorno l’organismo perde una piccola quota di ferro attraverso la desquamazione della pelle e della mucosa intestinale. Nelle donne in età fertile, le perdite mestruali possono aumentare questa quantità in modo significativo.

Poiché il corpo non ha un sistema di eliminazione strutturato per il ferro, i macrofagi recuperano quello proveniente dalle cellule morte, mantenendolo nel ciclo vitale. L’alimentazione resta però la principale fonte attraverso cui reintegrare ciò che viene perso quotidianamente.

Si parla di ferritina bassa quando i valori scendono sotto 24 mcg/l negli uomini e 11 mcg/l nelle donne. Una condizione che può compromettere il benessere generale e, nei casi più avanzati, favorire la comparsa di anemia sideropenica.

Ferritina bassa: quali sono le cause

La riduzione della ferritina può essere legata a fattori nutrizionali, fisiologici o clinici. Una delle ragioni più comuni è una carenza di ferro, spesso dovuta a un apporto insufficiente o a un assorbimento ridotto.

Le patologie intestinali giocano un ruolo rilevante: morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa, celiachia e diarrea cronica possono provocare sanguinamenti o limitare l’assorbimento dei nutrienti. Anche situazioni come l’emodialisi richiedono monitoraggi costanti, poiché possono alterare la disponibilità di ferro.

Nelle donne, le mestruazioni abbondanti rappresentano una causa molto frequente. Durante gravidanza e allattamento, il fabbisogno aumenta e, senza un adeguato apporto, le riserve possono diminuire rapidamente. Ulcere, emorroidi, micro-sanguinamenti intestinali e l’utilizzo di farmaci FANS possono ridurre ulteriormente i depositi.

Quando è presente anche una sola di queste condizioni, i livelli di ferritina possono scendere sensibilmente.

Ferritina bassa: sintomi più comuni

I sintomi iniziali possono essere sfumati e svilupparsi nel corso del tempo. Le prime manifestazioni comprendono stanchezza persistente, debolezza, pallore, mal di testa e disturbi del sonno. Molte persone riferiscono una sensazione di “energia ridotta”, che tende a interferire con le attività quotidiane.

Con il peggioramento della carenza possono comparire fiato corto, capogiri, acufeni, dolori muscolari, bruciore alla lingua, alterazioni del gusto e sonnolenza. Nei quadri più avanzati emerge anche la dispnea, con difficoltà respiratoria durante gli sforzi.

Ferritina bassa: come si diagnostica

La diagnosi si basa su un esame del sangue che valuta la concentrazione di ferritina. I valori di riferimento variano leggermente tra i laboratori, ma in linea generale sono considerati fisiologici tra 11 e 300 mcg/l per le donne e tra 24 e 330 mcg/l per gli uomini.

Per una valutazione più accurata vengono analizzati anche transferrina, sideremia e saturazione della transferrina, parametri utili per distinguere una carenza nutrizionale da altre condizioni che interferiscono con il metabolismo del ferro.

Come aumentare la ferritina

Per riportare i livelli di ferritina nella norma è necessario intervenire su alimentazione, assorbimento e, quando serve, integrazione.

Alimenti utili per aumentare la ferritina

Il ferro presente negli alimenti si distingue in:

  • ferro eme (origine animale), assorbito con maggiore facilità

  • ferro non-eme (origine vegetale), che richiede alcune accortezze per essere assimilato in modo efficace

Tra le principali fonti di ferro eme troviamo carne rossa, pollo, tacchino, pesce azzurro e fegato. Le fonti vegetali includono lenticchie, fagioli, ceci, spinaci, frutta secca, semi, cereali integrali, quinoa, funghi secchi e tuorlo d’uovo.

Per favorire l’assorbimento del ferro non-eme, è utile associarlo a cibi ricchi di vitamina C, come agrumi, kiwi e peperoni. È meglio evitare tè, caffè, vino rosso, cacao e alimenti ricchi di calcio durante i pasti più ricchi di ferro, poiché possono ostacolare l’assorbimento.

Integratori di ferro

Quando la carenza è più evidente o le riserve non rispondono solo alla dieta, gli integratori di ferro rappresentano un supporto efficace. Le formulazioni più comuni sono compresse, capsule e granuli. Una posologia eccessiva può causare nausea, dolore addominale, stitichezza o diarrea; per questo la scelta della formulazione e la modalità di assunzione (a rilascio lento o durante i pasti) possono favorire una migliore tollerabilità.

Prevenire la ferritina bassa

La prevenzione si basa su una dieta equilibrata e su controlli periodici nei soggetti più esposti: bambini, adolescenti, donne con ciclo abbondante, gravidanza, persone con patologie intestinali o che seguono regimi alimentari restrittivi. Monitorare la ferritina nel tempo consente di intervenire tempestivamente e ridurre la comparsa di sintomi più intensi.